REFERENDUM SULLA |
VOTA NO |
RIFORMA COSTITUZIONALE |
COMITATO POPOLARE PER IL NO AL REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE Presidente: Giuseppe Gargani Vice presidenti: Ettore Bonalberti, Maurizio Eufemi, Vitaliano Gemelli, Egidio Pedrini, Ivo Tarolli, Nicandro Marinacci, Benedetto Raniero |
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RASSEGNA STAMPA | |||||||||
27 giugno 2016 - Intervista al
Prof Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte
Costituzionale, a sostegno del NO al referendum
- LEI E’ SCHIERATO PER
IL NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE RENZI-BOSCHI-VERDINI. CI PUO’
SPIEGARE LE RAGIONI PRINCIPALI?
- A SUO AVVISO, QUALI
SONO I PUNTI PIU’ CRITICI DELLA RIFORMA? - RENZI E BOSCHI INSISTONO CHE SE NON SI APPROVA QUESTA RIFORMA, PER L’ITALIA PASSERANNO ALTRI QUARANT’ANNI PRIMA DI FARE ALTRE RIFORME. E IL NOSTRO PAESE RIMARRA’ FANALINO DI CODA DELL’EUROPA. SARA’ PROPRIO COSI?
- LA COSTITUZIONE E’
STATA SCRITTA SETTANT’ANNI FA DA DIVERSE ANIME DEL PAESE
RAPPRESENTATE PER MEZZO DI UN’ASSEMBLEA COSTITUENTE ELETTA CON
SISTEMA PROPORZIONALE PURO.
- MOLTO DISCUSSO E’ IL COMBINATO DISPOSTO CON LA LEGGE ELETTORALE “ITALICUM”. CI SPIEGA QUALI SONO LE CRITICITA’ MAGGIORI? QUALI SCENARI POTREBBERO PROSPETTARSI?
- INFINE, LE CHIEDIAMO DI RIVOLGERE UN APPELLO PER VOTARE NO AL REFERENDUM.
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Domenica, 26 Giugno 2016 -Corriere del MezzogiornoReferendum, “La Calabria che vuoi” in campo per il NoA Cassano iniziativa del movimento guidato da Gianluca Gallo. Mario Tassone: «Le riforme non servono a soddisfare la vanità di una leadership che vuole piegare gli interlocutori ma devono perseguire la finalità di modernizzare il Paese»CASSANO ALLO JONIO - Si è tenuto presso le Terme di Cassano si è tenuto un incontro promosso dal Movimento Politico "La Calabria che vuoi", guidato da Gianluca Gallo, sul tema del Referendum costituzionale, sul quale saranno chiamati ad esprimersi gli italiani nel prossimo autunno. Ha introdotto i lavori il coordinatore del Movimento Francesco Garofalo, il quale ha ricordato – si legge in una nota – «l'umiltà di De Gasperi nel dopoguerra, che deve essere lo spirito guida che deve animare i militanti del Movimento nell'impegno referendario, affinché si voti per il No, decisione assunta e deliberata da " Calabria che vuoi "». Il presidente del Movimento Gianluca Gallo ha evidenziato che il radicamento sul territorio calabrese della "Calabria che vuoi " «consentirà tanti appuntamenti e tanti incontri sul tema del No al Referendum Costituzionale, in quanto le riforme del governo Renzi sono state poco condivise nella società italiana, rischiano di generare conflitti e sembrano finalizzate all'esigenza di supremazia di un uomo solo al comando, senza i legittimi contrappesi». Secondo Gallo, «una Costituzione realizzata da Moro, Valiani, Calamandrei, La Pira e Zaccagnini non può essere modificata da un accordo tra Renzi, Boschi e Verdini, senza alcun coinvolgimento della società italiana, delle sue molteplici articolazioni sociali e civili, in quanto le regole del gioco politico-istituzionale influenzano e coinvolgono generazioni di cittadini». Ha relazionato sul tema l'avvocato Luigi Muraca, capogruppo al Comune di Lamezia Terme di "Lamezia Unita", il quale ha ricordato il voto espresso sul tema all'interno del consiglio comunale sulla mozione referendaria (il cui esito è stato 12 – 2 a favore del No), aggiungendo che «si è creata, imitando male altri Paesi, una seconda Camera che non è dotata di poteri necessari per realizzare un vero regionalismo cooperativo e non ha il potere di incidere in merito a molte Leggi rilevanti per l'assetto regionalistico, nonostante mantenga, contraddittoriamente, il potere di eleggere 2 Giudici Costituzionali su 5. La seconda Camera – ha aggiunto Muraca – non riequilibra il Parlamento, condizionato da una Camera dei Deputati a cui viene riconosciuto, attraverso l'Italicum, una legge elettorale irragionevole, un premio di maggioranza smisurato, per effetto del quale il 20% degli Italiani può investire un Capo di un potere non assoggettato a bilanciamenti». Ha concluso i lavori Mario Tassone, che ha spiegato come un Paese maturo debba certamente snellire il potere legislativo ma nella Riforma, che a suo avviso «stranamente porta il nome del ministro Boschi (le Leggi Costituzionali dovrebbero essere frutto di ampie intese), non si opera alcuna semplificazione, atteso che si moltiplica l'iter di formazione delle Leggi». Tassone sostiene inoltre che «rischia di produrre confusione la distinzione tra Leggi bicamerali e Leggi monocamerali, viene quasi azzerato il potere reale del presidente della Repubblica, il quale nomina solo formalmente il presidente del Consiglio e non può sciogliere le Camere ed anche sul versante del contenimento dei costi, illustri costituzionalisti – sempre secondo Tassone – hanno dimostrato che il problema dei costi non attiene al numero di persone investite di cariche pubbliche ma investe le funzioni e la legittimazione delle rappresentanze, mentre nel caso di specie, secondo la riforma Renzi, il Senato è ridotto a dopolavoro». Concludendo, Tassone ha affermato che «le riforme non servono a soddisfare la vanità di una leadership che vuole piegare gli interlocutori, ma devono perseguire la finalità di modernizzare il Paese». |
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11 giugno 2015 - Articolo su
"Il Giornale" - Gargani: Referendum, se vince il "SI"addio alla
democrazia. Sette motivi per votare "No" al referendum di ottobre Le modifiche di 50 articoli alla Costituzione approvate dal Parlamento e sottoposte a referendum sono frutto di improvvisazione e della mancanza di partecipazione del Parlamento. Vi sono ragioni di metodo e di merito per le quali non è possibile dare un voto positivo. Ne indico solo alcuni. 1 L'articolo 138 non autorizza la modifica della Carta ma prevede la revisione di alcune norme. L'ampiezza delle modifiche rende non omogenea e non chiara la domanda referendaria per cui è impossibile rispondere sì o no a domande cosi diverse. La proposta inoltre modifica l'assetto costituzionale a opera di un Parlamento eletto con un sistema elettorale riconosciuto incostituzionale. 2 Il premier ha detto che il referendum è un test per la sua permanenza al governo. Dichiarazione che da sola conferma una dose di autoritarismo: il processo costituente è materia del Parlamento non del governo. Non si possono sfidare gli elettori sul piano personale e affermare che nel caso di voto negativo ci si dimette. Il governo se non sfiduciato ha il dovere di governare. La verità è che la riforma è una costruzione attorno al premier di turno che mette in discussione gli stessi principi e valori indicati nella prima parte della Costituzione considerati finora immodificabili. 3 L'esigenza della riforma è quella di superare il bicameralismo paritario, che rende lungo il processo legislativo. Questo obiettivo non lo si raggiunge perché sono previste tante eccezioni che consentono la doppia lettura decise discrezionalmente dai nuovi senatori. Per superare il bicameralismo bisognava avere il coraggio di abolire il Senato. 4 Il Senato continuerà a esistere con tutte le sue strutture e la sua complessa organizzazione costosa con senatori che non rappresentano il popolo ma la struttura verticistica delle Regioni, e che non hanno compiti precisi e funzioni definite. È facile prevedere che un Senato formato da rappresentanti delle Regioni, porterà a un dualismo parlamentare tra le stesse Regioni e lo Stato: i senatori saranno portati a rappresentare il territorio e a far prevalere criteri parziali e settoriali. 5 Il nuovo Senato è «rappresentante delle istituzioni territoriali e ha funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica». La indeterminatezza della norma che prevede una sorta d'autonomia degli enti locali dallo Stato, incide sul principio di unità e indivisibilità della Repubblica, la quale appunto è una e indivisibile e «riconosce» e «promuove» le autonomie locali. 6 Una Carta deve disegnare e organizzare un modello istituzionale che nelle democrazie moderne corrisponde in larga misura a un sistema parlamentare o presidenziale e le relative diverse norme debbono essere omogenee e armoniche per poter funzionare. Ci troviamo difronte ad un «ibrido» che non semplifica ma rende tutto incerto e non funzionante. 7 L'Italicum, già sottoposto all'esame della Consulta, che attribuisce al maggior partito un premio di maggioranza fuori da ogni logica, rafforza il potere del premier il quale «risponde» appunto solo al «suo» partito pur sempre espressione di una parte minoritaria del corpo elettorale. Il quale dà la fiducia al governo con un rito inutile perché praticato da deputati eletti senza preferenze. Il presidente del Consiglio governa con il «suo» partito la Camera dei deputati ed ha il «controllo» della maggioranza dei deputati del «suo» partito. In conclusione al sistema parlamentare si sostituisce un regime presidenziale di fatto senza gli adeguati pesi e contrappesi compromettendo il pluralismo, la partecipazione dei cittadini che la Consulta non vuole riferita al solo esercizio del diritto di voto. di Giuseppe Gargani Presidente «Comitato Popolare per il No al Referendum» | ||||||||||
24 maggio 2016 - Articolo sul
Sole 24 ore - Gargani: Senato snaturato, aumenta il dualismo
Stato-Regioni
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