REFERENDUM

SULLA

VOTA

NO

RIFORMA

COSTITUZIONALE

COMITATO POPOLARE PER IL NO AL REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE

Presidente: Giuseppe Gargani

Vice presidenti:

Ettore Bonalberti, Maurizio Eufemi, Vitaliano Gemelli, Egidio Pedrini, Ivo Tarolli, Nicandro Marinacci, Benedetto Raniero

il Comitato č su: Facebook e Twitter

 

 

 

votare NO alla riforma costituzionale, per la tutela e lo sviluppo della democrazia.

votare NO alla riforma costituzionale, per la chiarezza delle regole fondamentali.

votare NO alla riforma costituzionale, per il buongoverno, l’efficacia e l’efficienza del processo democratico.

 

Intervento on. Gargani al Circolo delle Vittorie - 25 giugno 2016

Sintesi intervento On. Gargani all'incontro pubblico promosso dalla Associazione Delle Vittorie sulle riforme costituzionali.


Siamo ogni giorno alla ricerca di un contraddittorio con gli esponenti del Si ma non li troviamo, perchč non hanno motivazioni da far valere.

 

Nelle affermazioni del Presidente del Consiglio non ritroviamo il "dramma del pensiero", cioč un dubbio opportuno su problemi cosě complessi da valutare collegialmente ascoltando soprattutto colui che ha tesi alternative.

 

La politica viene scambiata con il tiro a segno: cancellare in una logica di risparmio che non c'č e lo dimostreremo con i numeri, ma in ogni caso giustificare una riforma della Costituzione con un piccolo risparmio č esercizio molto mediocre.

 

I drammi del Paese sono ben altri che il bicameralismo. Sono: il Mezzogiorno, il lavoro, lo sviluppo, la societá, la scuola.

 

Non č vero che il bicameralismo ritarda la produzione legislativa come dimostrano studi e statistiche. Tanti occhi hanno, semmai, migliorato la qualitá della legislazione.

 

Il futuro Senato lavorerá inutilmente perchč la Camera ha l'ultima parola sui provvedimenti e considererŕ semplice parere quello dato dallo stesso Senato.

 

V'č incertezza sul futuro perchč la societá č inquieta, con un ascensore sociale bloccato. Si č smarrita la societá solidale. La societá non si puň violentare e non si puň giocare con le Istituzioni.

 

Il Governo non ha avuto rispetto per la riforma costituzionale perchč la riforma riguarda tutti. L'ultimatum del Governo č sbagliato perchč l'Esecutivo ha il dovere di stare al suo posto perchč ha il dovere di governare.

 

I cittadini si sono accorti che c'č un uomo solo al comando sicuro di non sbagliare.

 

In questi due anni si sono fatte scelte nella logica dell'uomo solo al comando, mossi unicamente da un efficientismo fine a se stesso.

 

Manca una idea, un modello di societá che č ferma. Non possiamo sconvolgere la Costituzione. Non si sono fatte scelte precise sul modello presidenziale, che non apprezzo, con i necessari pesi e contrappesi. Qui c'č un salto nel buio perché mancano i meccanismi di controllo e ci troveremo con un sistema presidenziale di fatto.

 

La riforma non puň funzionare.

 

I rappresentanti delle Regioni e degli enti locali non rappresenteranno piů la Nazione. Il Senato non rappresenterá piů il popolo italiano soltanto il territorio perchč non viene votato.

 

Il nuovo Senato andrá tutti i giorni in contraddizione e contrapposizione con il Governo e le Regioni faranno valere una sorta di rivendicazione del territorio rispetto ai problemi generali. Si compirebbe lo stesso errore che stanno facendo gli Stati Nazionali rispetto all'Unione Europea.

 

Č una anomalia che porterá a disfunzione. Nella riforma costituzionale v'č molta approssimazione, ma non si scherza con le Istituzioni soprattutto in un momento cosě difficile sul piano interno e sul piano europeo.

 

Non si possono non esprimere preoccupazioni per i rischi che si corrono.

 

Si sarebbe dovuto agire sulla riduzione dei parlamentari sia di Camera che di Senato con una soluzione equilibrata.

 

La fiducia alla Camera diverrá una cosa scontata, senza coinvolgimento dei rappresentanti del popolo, ma della sola maggioranza.

 

Rottamare questa riforma č un dovere civico, di civiltá.

 

Conservare la Costituzione vigente č un atto di grande responsabilitá e serietá, per non cercare un fittizio rinnovamento.

 

Il vincere porta a governare, ma governare ė difficile, tenendo conto di tutti.

 

Dividere la societá italiana č un delitto, soprattutto quando c'č bisogno di aggregare, di tenere insieme e il Parlamento deve tenere insieme tutto ciň che esiste culturalmente e politicamente nella societá.


Roma, 25 giugno 2016